Smart working e start-up
Come cambia l’approccio al lavoro
Lo Smart Working è diventato elemento imprescindibile dalla vita lavorativa delle persone. Durante il lockdown di marzo e aprile 2020 si è dimostrato un alleato essenziale per la sostenibilità aziendale: i lavoratori agili sono diventati 6,58 milioni, coinvolgendo 97% delle grandi imprese, il 94% delle PA e il 58% delle PMI*.
Questo nuovo scenario ha generato indiscusse criticità che hanno alimentato altrettanti spunti di riflessione e, in certi casi, di miglioramento. Il nuovo panorama lavorativo ha accelerato la digitalizzazione dei processi e l’innovazione manageriale, mettendo in discussione la tradizionale organizzazione gerarchica e gestionale. Sarebbe limitante definire lo smart working semplicemente “lavorare da casa”, perchè non si tratta solo di riprodurre il lavoro in ambienti casalinghi sfruttando i supporti tecnologici. Ci si trova piuttosto a dover fare i conti con un nuovo approccio alla vita lavorativa.
Una menzione particolare va assegnata al contributo delle start-up, a cui si deve la progettazione di nuove piattaforme per analytics, artificial intelligence e condivisione dei dati, ma anche il supporto tecnologico che ha favorito una maggiore integrazione casa-lavoro e ha portato ad una crescita della motivazione e del benessere dei lavoratori.
UN NUOVO ASSETTO MANAGERIALE
Secondo Osservatori.net*, i quattro pilastri del lavoro da remoto saranno ad esempio le tecnologie di Social Collaboration e le competenze trasversali e digitali, fondamentali per l’employability del personale nel medio-lungo periodo. Segue il ripensamento dell’assetto manageriale improntato su un’organizzazione che si basa sulla maggiore responsabilizzazione delle persone.
Il lavoro da remoto porta la piramide gerarchica dell’azienda ad abbassarsi e allargarsi ulteriormente, mettendo in discussione la tradizionale organizzazione gerarchica e manageriale e conferendo capacità di azione a un numero più elevato di persone. Un simile processo porta a una parziale cessione del potere progettuale del capo ai collaboratori, insigniti di responsabilità organizzative e maggiore orientamento al risultato. I collaboratori, infatti, devono imparare a organizzare con un’autonomia prima limitata le mansioni, le connessioni con il team e gli orari.
IL CONTRIBUTO DELLE START-UP
In questa direzione, non ha spinto solo lo smart working, ma anche la sempre più frequente collaborazione con realtà come quella delle start-up, a cui in molti casi già era noto questo approccio al lavoro. Grazie ai progetti di Open Innovation, grandi Corporate cercano la collaborazione di piccole realtà per creare soluzioni e prodotti verticali su specifiche esigenze aziendali. La contaminazione tra realtà diverse, grandi, medie, piccole e piccolissime, ha contribuito alla creazione di progetti estremamente innovativi, ma ha favorito anche la nascita di un luogo ricco di apprendimento, basato sullo scambio di esperienze e nuove culture lavorative.
CONSEGUENZE SULL’APPROCCIO AL LAVORO
Uno dei più evidenti benefici sembra essere l’aumento della produttività dei dipendenti, stimabile intorno al 15%. Mentre un lato importante su cui è necessario soffermarsi è quello relativo all’aspetto sociale. Da remoto, si sono rivelati più complessi e meno immediati lo scambio di informazioni tra colleghi e l’interazione con il proprio team di lavoro. I dati raccolti da un recente sondaggio (Survey Smart working MYCO, 2020) confermano questa percezione e delineano un panorama in cui, nonostante un clima fiducioso nei confronti dei cambiamenti in atto, oltre il 60% del campione analizzato lamenta difficoltà nella comunicazione fra le parti e mancanza di formazione specifica per le nuove modalità operative.
*Fonti: